Come funziona l’integrazione in Italia dal punto di vista dei rifugiati? Che cosa possono fare per integrarsi nel modo migliore? Essere un rifugiato è già difficile per molti aspetti. La paura rimane nel cuore, soprattutto perché ottenere lo Status non è affatto semplice. Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’Avvocato Pitorri del foro di Roma – a detta di molti uno dei migliori avvocati immigrazionisti presenti in Italia – per raccogliere testimonianze e storie di successo degli immigrati nel nostro Paese.

Come richiedere lo Status di Rifugiato?

Nel momento in cui un rifugiato arriva in Italia, deve scontrarsi con delle realtà piuttosto dure. L’iter per diventare un rifugiato politico viene solitamente affiancato da un avvocato per l’immigrazione, in modo tale che tutti i diritti dell’immigrato vengano rispettati al 100%. 

Considera sempre che richiedere il permesso di soggiorno in Italia non è semplice, senza contare che avere la cittadinanza italiana è spesso un sogno irraggiungibile. Ancora oggi, poi, c’è un forte scontro tra lo Ius Soli e lo Ius Sanguinis. Le politiche dell’immigrazione devono necessariamente puntare su un’immigrazione serena, lottando contro ogni stereotipo e pregiudizio. 

Storie di Rifugiati

Un modo per avvicinarsi all’integrazione e comprenderne a pieno i meccanismi è soffermarsi sulle storie degli immigrati, sul loro percorso. Su come, dopo anni dal loro arrivo in Italia, sono riusciti a vincere le paure. A cancellare il loro incubo.

“Il mio viaggio della speranza? Sono fuggita dal mio paese di origine con la speranza di non trovare altra inospitalità. Così non è stato. Mi sono scontrata con l’Italia. Ma ho anche imparato ad amarla per com’è davvero. Sui migranti ci sono troppi stereotipi. Però è falso dire che tutti gli italiani sono razzisti. Perché a essere sincera non avrei mai ottenuto il permesso di soggiorno senza l’avvocato Iacopo Maria Pitorri, che ha preso a cuore la mia storia. E tanti altri mi hanno aiutata, quando non avevo neppure un euro per il pane.”

Chi sono davvero gli immigrati? Non si differiscono da noi, perché hanno tutti i nostri sogni: un lavoro, un amore, una vita. Ma qualcosa in più: doverlo fare lontani dalla propria terra, che non li accetta, non li vuole, li rifiuta e li ripudia, o li perseguita addirittura.

“Sono fuggito da Beirut, dove non potevo essere me stesso. Sono gay. Oggi posso dirlo. Senza paura, aggiungo. I miei genitori mi hanno ripudiato e persino perseguitato. Quando ho lasciato la mia terra su uno di quei gommoni, il mio cuore si è sentito subito meno pesante. Se ho avuto paura lungo la traversata? Sì, non sapevo cosa aspettarmi. Né dall’Italia, né dal viaggio stesso. Abbiamo rischiato più volte di ribaltarci, ho aiutato una madre con due suoi bambini. Oggi loro non sono più in Italia, sono andati in Inghilterra. Ognuno di noi ha preso strade diverse, io qui suono la mia musica, vivo la mia vita, ho un compagno. Qualche volta mi chiamano immigrato, ma tra poco potrà coronare un altro sogno: avere la cittadinanza italiana. Ce l’ho fatta.”